E’ risaputo che i ragazzi oggi iniziano ad utilizzare Internet ed i Social Media veramente presto, ma perchè non inserirli come materia di lezione a scuola?

Dietro quello che a molti di loro appare come un gioco, in realtà ci dovrebbe essere anche da parte degli adulti la forte volontà di fornire un’educazione al riguardo sull’uso, proprio o improprio, di questo mezzo: la Rete.

C’è da dire che Internet ha dato voce a una generazione intera, ha contribuito a unire le persone e le comunità in lungo e in largo, ma i Social Media non sempre ne utilizzano solo gli aspetti positivi…
Negli ultimi anni, l’uso improprio dei Social Media ha portato i ragazzi ad essere autori di svariati reati o vittime di tali.
Come si è visto nei recenti casi di cyber-bullismo accaduti in Italia ad esempio…

Il cyber-bullismo non è, attualmente, ancora considerato un reato specifico. Nonostante questo, a seconda delle circostanze e dell’ età di chi lo compie, si può potenzialmente essere processati con una pena massima di due anni di carcere.
In linea al cyber-bullismo, spunta fuori di recente anche un altro termine:il mobbing virtuale.

Nel mobbing virtuale, di solito vengono incitate le persone a molestare altri utenti online, e potremmo tradurlo come un’ istigazione a commettere un reato. Anch’esso è punibile con il carcere.

Myfacemood - Scuola & Social MediaI Social Media hanno permesso dunque a tutti di avere sì una voce, ma una voce che a volte, per qualcuno, risuona molto più forte e dolorosa del normale.
Ciò che scrivono gli utenti dei Social Media non è soggetto a “filtri” come avviene nei media tradizionali, questo significa che spesso vi è poco o nessun controllo editoriale su ciò che viene pubblicato.

Un commento casuale che comprende un’espressione colorita o una semplice emozione, oggi se “viralizzato”, può fare il giro del mondo in meno di 24 ore… mantenendo per giunta i suoi contenuti per diversi anni ed a volte le conseguenze possono rivoltarsi contro. Nonostante questo, è ben chiaro che gli utenti dei Social sono sempre più ignari dei rischi generati dalle loro stesse azioni e al potenziale che hanno in mano per fare danni.
Vediamo il perchè…

La maggior parte dei datori di lavoro oggi come oggi, di routine sono abituati a leggere migliaia di curriculum prima di decidere di assumere dei possibili candidati, ma per i ragazzi, che sono cresciuti con i Social Media e con una “vita online”, questo può influenzare, in determinati casi, la loro assunzione.
Un esempio?

Ciò che è accaduto ad una ragazza di 18 anni di nome Paris Brown. Ci troviamo a Kent, una piccola contea dell’ InghilterraMyfacemood - Lezione di Social Media a scuolaDopo solo sei giorni di lavoro, Paris si è dovuta dimettere forzatamente inseguito all’enorme quantità di critiche che le hanno rivolto gli utenti di Twitter, tutto questo a causa di ciò che le era accaduto quando aveva 14 anni, ovvero ben 4 anni prima! Adesso rischia anche una denuncia.

Infatti Paris nel 2013 fu colpevole di uno dei primi casi di cyber-bullismo, per aver postato su Twitter numerosi commenti omofobi e razzisti verso dei suoi coetanei.
In una recente intervista ha dichiarato di essere colpevole e responsabile di quei commenti, ma di non aver mai avuto nessun punto di vista razzista o omofobo. Aggiunge di essere semplicemente “caduta nella trappola di chi da giovane vuole comportarsi in modo goliardico…”

Il punto è che se ricercate su Google come termine “Paris Brown”, nonostante gli anni trascorsi, ancora oggi viene trovata entro i primi cinque risultati, ed esattamente in un articolo che la descrive come una persona sboccata ed offensiva. Indubbiamente questo potrebbe perseguitare la ragazza per il resto della sua carriera.

Concludendo, è facile intuire come l’educazione sui Social Media dovrebbe essere trattata allo stesso livello di importanza dell’educazione sessuale, ed essere inserita dunque nel programma di studi fin dalla scuola primaria.

Essere messi a conoscenza di questioni come la sicurezza e l’incolumità personale, conoscere il modo in cui ci si potrebbe trovare dalla parte sbagliata della legge (sia penale che civile), di come un semplice profilo online potrebbe influenzare la propria prospettiva di lavoro sia negativamente che positivamente… sarebbero degli importanti ed utili consigli da ricevere dalla scuola.

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